Rocco Genovese(Trapani, 1925 - Roma, 1981) Scopre la sua vocazione artistica verso la fine degli anni cinquanta partendo da un modulo architettonico ed elaborando una struttura astratta.
L’Archivio Rocco Genovese raccoglie una collezione di almeno 70 sculture e molti tra disegni, quadri e progetti. Alcune sculture, disegni e progetti sono stati scelti dai figli come personali della propria collezione. Le altre opere sono possibili di acquisto o donazioni. Fanno parte ancora dell’archivio: fotografie, documenti, scritti, diapositive e negativi, oggetti e strumenti di lavoro dello studio. Tutto è consultabile e visibile per appuntamento da tutti, in particolare per gli studenti, i critici d’arte, i curatori di mostre, i galleristi e i direttori dei musei, ciascuno che voglia approfondire o conoscere il lavoro artistico di Rocco Genovese.
Pulsante
Se dovessi dare un a definizione dell'opera di Rocco Genovese, direi che essa si presenta come un modello, un sistema analogico, del processo formativo, e come una sorta di cristallografia che traduce in termini visisvi e analiticamente decifrabili le profonde, segrete combinazioni della natura.
Filiberto Menna
Genovese prende una forma geometrica e regolare e la replica cinque, dieci, venti volte: così quella forma diventa un modulo, e la scultura diventa progetto per un architettura. Scrive Maletese: "Vengono in mente ragnatele giganti di qualche pianeta Urania, spine dorsali di fossili cosmici, giganteschi fiori carnivori".
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Maurizio Fagiolo
…Sono anni che seguo con interesse il lavoro coerente e appassionato di Rocco Genovese. Recensendo, nel febbraio del ’66, la sua mostra alla Trevi notavo tra l’altro: “Queste strutture modulari pur di così sicuro vigore plastico e architettonico non hanno nulla di freddo, di meccanico; alla base delle composizioni quasi neo-costruttiviste di Genovese sta la grande lezione – superata ma non superficialmente evasa – dell’informale, con tutto il suo peso esistenziale, con tutta la sua lunga meditazione dall’inorganico all’organico
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Lorenza Trucchi
…Credo di trovarmi dinnanzi, quasi senza averlo sperato , a una delle operazioni veramente straordinarie della scultura dell’ultimo quarto di secolo, e non solo in Italia: l’operazione plastica condotta da Rocco Genovese, che ritengo il primo esempio di un isolamento puro della scultura dalle condizioni inaccettabili, dalle opprimenti invadenze della cultura tecnologica, vuoi sociale, vuoi poesiaca.
Emilio Villa
…un artista di indiscusso talento, tra i più rigorosi delle ultime generazioni, ma non giovanissimo. E si sente che il suo passato lo lega ad esperienze della avanguardia storica, più che altro; Brancusi è al fondo anche oggi del suo fare plastico, operante per vaste sintesi…
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Marcello Venturoli
… E Genovese ha avuto il coraggio , fra le tante burrasche di questi anni recenti della vicenda artistica mondiale, di seguire una propria rotta, di misurarsi sulla lunghezza vera del proprio passo, di essere fedele a se stesso, e di ricercare in se stesso, e nel proprio patrimonio culturale, immediato e remoto, le motivazioni o il conforto del suo operare, il riscontro profondo dei risultati di volta in volta nuovi della propria ricerca. E’ una misura di autenticità che non soltanto merita rispetto come costume, ma che impegna a riconoscere dei risultati di grande qualità, di estremo rigore, di ordine e pulizia mentale (proprio metodologica), quanto di carica immaginativa …
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Enrico Crispolti
…È dunque ora di restituire al lavoro di Genovese la statura storica che gli compete, e sia nel margine notevole di originalità chiaramente manifestatosi anche entro la situazione dello strutturalismo modulare "neoconcreto" dei primi anni Sessanta, sia (e certo particolarmente) per la portata delle sue originalissime proposte nella seconda metà dei medesimi, e soprattutto nei Settanta.
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Enrico Crispolti
… la critica d’arte – principalmente quella romana – si era accorta del suo lavoro sin dall’inizio, e non aveva lesinato gli elogi soprattutto in quei suoi sperimentali anni Sessanta/inizio Settanta: Da Enrico Crisposti a Filiberto Menna, da Maurizio Fagiolo dell’Arco a Lorenza Trucchi, a Luigi Paolo Finizio, a Emilio Villa che spendeva parole pesanti nell’elogiare l’attitudine plastica dell’artista, in molti si erano accorti di questa ipotesi di scultura dai tratti contemporaneamente tradizionali e nuovi, e comunque autonomi…